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La rivista del Centro

Annali di Architettura 15/2003

Paola Zampa
Antonio da Sangallo il Vecchio: l’impiego del fregio dorico nei disegni e nell’opera
pp. 59‐74.

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Nelle realizzazioni di Antonio da Sangallo il Vecchio e in altri disegni che possono essergli attribuiti, si riscontra un singolare modo di interpretare il fregio dorico: la sua complessa alternanza di metope e triglifi si trasforma in un motivo formale astratto mentre gli elementi che lo compongono, svincolati dall’originario significato strutturale dell’ordine, divengono disponibili a un uso ornamentale. Queste caratteristiche, in parte ascrivibili alla formazione di Antonio come scultore-architetto, possono anche essere ricondotte allo studio di alcuni monumenti nei quali singolarità e licenze legittimavano invenzioni e soluzioni fuori regola e suggerivano l’esistenza di un mondo antico alternativo a quello sul quale, nell’ambiente romano dei primi decenni del Cinquecento, si andavano a poco a poco costituendo le regole del linguaggio architettonico. La libertà e la disinvoltura che Antonio impiega nel declinare gli ordini architettonici testimoniano di una linea divergente dalla progressiva normalizzazione linguistica: una ricerca forse attardata e minoritaria, che troverà però nuovo impulso e ragione nell’opera architettonica di Michelangelo.

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