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La rivista del Centro

Annali di Architettura 25/2013

Mario Piana
Bagniando le piere nei chasoni, lavorate a malta retratta, con bona calsina padovana. Note sulla murazione lagunare in età moderna
pp. 17‐28.

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Le procedure di murazione adottate a Venezia sono state condizionate dalle peculiari condizioni del sito lagunare e dalla disponibilità dei materiali da costruzione. Nei contratti di fabbrica è spesso presente la prescrizione di immergere i laterizi in vasche colme d’acqua, al fine di ottimizzare il processo di ricarbonatazione della calce. La saturazione dei laterizi era pratica comune anche in ogni altro ambito edificatorio, ma veniva raramente ribadita nei documenti di costruzione; in città il suo esplicito richiamo scritto scaturiva dalle difficoltà di approvvigionamento della notevole quantità d’acqua necessaria alla costruzione, che doveva essere attinta dai fiumi, condotta in città e trasportata nel cantiere. Anche il precetto di operare a malte retratte – vale a dire con giunti sottili e ben spalmati sulle intere superfici di contatto tra mattoni – scaturiva dalla necessità di perseguire la massima leggerezza nel costruire, realizzando ossature murarie di ridotto spessore, intessute con particolare riguardo e con allettamenti perfettamente curati, al fine di scongiurare ogni elemento di debolezza potenzialmente pericoloso per le sorti generali della costruzione. Nel Cinquecento lagunare la murazione a malte retratte, quando associata all’impiego di laterizi rettificati, lungi dal costituire una mera estensione, tarda e apicale, di una tecnica medievale, si qualifica come citazione e palese omaggio al mondo antico. La conquista della terraferma rese inoltre disponibili calci di natura semi idraulica ricavate da calcari marnosi estratti dal bacino dei colli Euganei, che offrivano il vantaggio di una capacità di presa anche in assenza d’aria, di un indurimento più rapido e di una maggiore tenacità. Tali leganti possono aver condotto sul lungo periodo alla graduale riduzione della qualità muraria delle fabbriche veneziane, riscontrabile nei secoli XVII e XVIII, compensando la bontà del legante sia l’inferiore cura nella tessitura e nell’allineamento delle assise, sia lo spessore più ragguardevole delle malte, col vantaggio di una maggiore semplicità e speditezza nel lavoro.

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