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La rivista del Centro

Annali di Architettura 8/1996

Paul Davis and David Hemsoll
Michele Sanmicheli and the facade of SS. Biagio e Cataldo in Venice
pp. 115‐126.

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Giorgio Vasari sostiene che Michele Sanmicheli avrebbe fatto un modello per il convento benedettino dei SS. Biagio e Cataldo alla Giudecca a Venezia. Agli studiosi odierni, però, è sempre risultato difficile stabilire se il progetto del Sanmicheli fu effettivamente realizzato poiché l’intero complesso conventuale venne demolito negli anni ottanta dell’Ottocento per fa posto al Mulino Stucky. Ciò che rende possibile prendere nuovamente in considerazione il problema è il fatto che parte del complesso, la facciata della chiesa, è rimasta. Quest’ultima, smantellata e spostata, venne utilizzata come porticato lungo il lato nord della vicina chiesa di S. Eufemia.Al Sanmicheli fanno pensare con ogni probabilità le analisi stilistiche delle componenti del portico, nonostante la data di costruzione, il 1590, sia di molto posteriore alla sua morte. Sicuramente il disegno deve essere stato suo, dato che il materiale da costruzione venne preparato in precedenza. Inoltre l’articolo fornisce disegni che indicano lo schema della facciata precedenti alla demolizione, rendendone possibile una parziale ricostruzione dell’aspetto originale. Si trattava di una struttura a due piani dotata al piano terra di un portico aperto trabeato e sormontata da una parete bucata da finestre che, probabilmente, terminava con un timpano. Se questa ricostruzione fosse corretta, si potrebbe pensare che i principali modelli di questa facciata fossero stati edifici come l’antico mausoleo romano di S. Urbano alla Caffarella, che a quell’epoca veniva considerato un tempio antico, ma potrebbe anche voler dire che l’architetto interpretava la facciata della chiesa come quella di un tempio. Infine l’articolo dimostra come lo spazio situato sopra il portico fosse usato dalle suore come coro, una disposizione che si discosta dalla tradizione veneziana, che era quella di collocare il coro delle monache in una galleria esattamente all’interno della facciata della chiesa. Spostando il coro e posizionandolo sopra un portico esattamente al di là del muro di confine della navata, l’architetto lasciava lo spazio della navata libero mentre allo stesso tempo si dava la possibilità di progettare una facciata monumentale. Sembra che questo tipo di disposizione fosse del tutto insolito per le chiese conventuali veneziane.

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