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Proposicions Arquitectòniques
Joaquín Bérchez Fotografies
Vicenza, Palazzo Barbarano. 27 ottobre 2006 - 28 gennaio 2007

 

La mostra presenta quarantacinque fotografie a colori e in bianco/nero, stampate in lambda ad altissima qualità, del fotografo e storico dell’architettura spagnolo Joaquín Bérchez. Le sue affascinanti Proposte architettoniche sono state concepite come un percorso attraverso alcune fra le architetture più famose di tutti i tempi, sulle quali l’autore proietta una particolare esperienza visiva nata da e per la fotografia.

Il progetto espositivo, in collaborazione con la Conselleria de Cultura, Educació i Esport della Generalitat Valenciana, è frutto dei rapporti che il Centro di studi palladiani da sempre intrattiene con la comunità scientifica internazionale. Dopo il primo, felice incontro con Joaquín Bérchez in veste di studioso – in occasione del seminario internazionale sull’architettura di Guarino Guarini (2002) – ne abbiamo scoperto il talento di fotografo, affidandogli le recenti copertine della rivista “Annali di architettura”. Dopo il successo della prima tappa espositiva al Centre del Carme di València (aprile-giugno 2006), a Vicenza la mostra Proposiciones arquitectonicas si arricchisce di scatti inediti e di grande suggestione dei capolavori veneti di Andrea Palladio.

Bérchez è un fotografo per il quale un rivestimento, l’incidenza della luce su una modanatura, un dettaglio, non si esauriscono in un fatto formale ma offrono dell’architettura rappresentata una lettura in quattro dimensioni, spaziali e temporale, come forse solo uno storico della disciplina può dare. Affascinato dalle potenzialità dello strumento fotografico – trasferimento di significati, compressione bidimensionale degli spazi, protagonismo delle ombre o enfasi del particolare –, egli propone un dialogo complesso con la storia dell’architettura, rivelando uno sguardo inedito su ciò che è noto.

Come ha scritto Jaime Siles a proposito della sua fotografia “quel nuovo modo di guardare ci faceva vedere anche altre cose, obbligandoci a scoprire non ciò che, per inerzia del nostro occhio, ci sembrava, bensì ciò che, grazie alla capacità visiva del suo, ora eravamo in grado di cogliere e che si traduceva all’improvviso in qualcos’altro: in quella cosa che, per effetto dell’arte si trasforma la realtà, ovvero, in sé stessa”.

Nelle fotografie di Bérchez appaiono opere d’architettura celeberrime, come la Rotonda alla Vilette di Parigi di Ledoux, il Panthéon parigino di Soufflot, piazza San Pietro a Roma di Bernini, le facciate barocche delle cattedrali di Granada o Valencia o Murcia, la Lonja di Valencia, la Plaza Mayor di Salamanca, la chiesa del Carmen di Valencia, la Salute di Venezia, la Basilica palladiana di Vicenza, il Teatro Marcello di Roma, il tempio di Segesta in Sicilia, Santa Maria sopra Minerva a Roma, la scala della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo, il collegio di Propaganda Fidae o la chiesa di San Filippo Neri di Borromini, l’ospizio di San Fernando di Pedro de Ribera, la cappella di San Isidro a Madrid, la casa Mercader di Barcellona, la Collegiata di Xàtiva di Joan Aparisi, il convento delle Capuchinas a La Antigua in Gautemala o il palazzo Vázquez de Molina a Úbeda di Vandelvira, tra gli altri.

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