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La rivista del Centro

Annali di Architettura 32/2020

Vittorio Pizzigoni
La scanalatura dorica, tra Raffaello e Perin del Vaga. Gli esempi della cappella Caracciolo di Vico a Napoli e del palazzo del Principe Andrea Doria a Genova
pp. 33‐50.

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L’articolo inizia soffermandosi su alcuni fraintendimenti nel disegno della scanalatura dorica ancora diffusi all’inizio del Cinquecento, per poi accennare all’uso, già durante il Quattrocento, d’inserire scanalature nel collarino dei capitelli. Nel secondo e nel terzo paragrafo viene analizzata la vicenda della cappella Caracciolo di Vico a Napoli componendo un’analisi stilistica e formale con un’indagine storica e documentale, e arrivando a riconoscere alcune importanti invenzioni messe in campo dall’autore di questa bellissima opera, fra cui spicca quella del particolarissimo capitello dorico utilizzato. Nel quarto paragrafo viene esaminato il progetto di Perin del Vaga per il palazzo di Andrea Doria a Genova a partire dalla presenza di un capitello uguale a quello napoletano nel portale settentrionale del palazzo e nel pergolato dei giardini settentrionali. Questa coincidenza rende quasi certo il fatto che Perino conoscesse la cappella Caracciolo dove tale elemento fu usato per la prima volta. Nel quinto paragrafo si cerca di capire quando Perino abbia potuto vedere l’opera napoletana e perché ne sia rimasto così affascinato, individuando il momento più probabile di tale incontro nei primi anni del suo soggiorno romano e nella sua collaborazione con l’atelier di Raffaello. Questa considerazione fornisce di riflesso un indizio per individuare anche l’autore della cappella napoletana. Si ripercorre quindi la stranissima fortuna di questo capitello d’invenzione che, dopo essere stato ripreso una decina di volte nella città di Genova, sparì per sempre dal lessico architettonico.

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