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La rivista del Centro

Annali di Architettura 27/2015

Wolfgang Lippmann
La conoscenza dell’Antico di Vincenzo Scamozzi. Studi e approfondimenti alla luce di nuove ricerche su alcuni testi inediti e manoscritti perduti dell’architetto vicentino
pp. 73‐80.

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L’attribuzione a Vincenzo Scamozzi di un manoscritto sui teatri e gli anfiteatri antichi della Biblioteca Bertoliana di Vicenza pone diversi quesiti sul metodo di studio e di ricerca dell’autore.
Trattandosi probabilmente dell’unico manoscritto di una certa lunghezza del suo enciclopedico trattato L’Idea della Architettura Universale (1615), esso offre la possibilità di studiare sia il suo metodo di compilazione del testo sia l’uso non del tutto sistematico delle molte fonti da lui consultate, sia in forma di testi che in forma di rilievi architettonici.
Se da una parte è notevole la quantità di monumenti greci da lui presentati nel testo, allora ancora quasi del tutto sconosciuti, resta tuttavia un certo rammarico per alcune inesattezze, dovute forse al fatto che si tratta solamente di una prima bozza; non è da escludere però che siano dovute al suo metodo di trascrivere e ricopiare i testi senza alcun ordine preciso (nel quadernetto, detto generalmente “Sommari”). Incuriosisce il suo forte interesse per i teatri dell’isola di Creta, nei quali Scamozzi riscontra alcune caratteristiche descritte da Vitruvio nel proprio trattato (i vasi risuonanti della cavea), tanto da attribuirne la paternità all’autore antico; non meno meraviglia il suo assoluto disinteresse per gli esiti di prestigiosi studiosi dell’Antico come Daniele Barbaro. Da ciò si ricava l’impressione che l’autore abbia voluto forzare troppo la ricerca verso il nuovo e l’inesplorato, introducendo alcuni testi a suo tempo praticamente sconosciuti senza però riuscire a presentare a sua volta uno scritto perfettamente strutturato e assolutamente convincente.

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