The magazine of the Centro
Annali di Architettura 18-19/2007
Guido Beltramini
The Fortunes and Misfortunes of Scamozzi’s Idea della Architettura Universalein Palladian Territory
pp. 199‐214.
Negli studi sull’eredità palladiana in Italia nel Seicento e Settecento, troppo spesso si è sottovalutato l’apporto di Vincenzo Scamozzi, in realtà assai significativo sin da pochi decenni dopo la sua morte, avvenuta a Venezia nel 1616. Architetti come Longhena, Pizzocaro, Preti, teorici come Musalo o Temanza, ma anche fieri palladianisti come Bertotti Scamozzi e Ottone Calderari, dimostrano una attenta conoscenza delle opere di Vincenzo, e della riduzione che egli ha operato sul linguaggio palladiano. Copie di disegni di Scamozzi sono oggetto di scambio fra cultori e appassionati, mentre circolano manoscritti e riduzioni dell’Idea della Architettura Universale. Nell’Ottocento prende corpo un pregiudizio antiscamozziano, basato essenzialmente su uno sfortunato parallelo caratteriale fra una presunta olimpicità palladiana e i tratti di una personalità complessa e difficile che traspare dalle pagine dell’Idea. L’articolo ripercorre questa “sfortuna critica” e individua per campione elementi scamozziani nelle grandi architetture sei-settecentesche nel territorio della Serenissima, cominciando a delineare i tratti di uno scamozzianesimo veneto finora annegato in una lettura estensiva del palladianesimo.
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