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The magazine of the Centro

Annali di Architettura 30/2018

Christoph Luitpold Frommel
Sul metodo progettuale nei disegni di Bramante, Raffaello e Antonio da Sangallo il Giovane per San Pietro
pp. 123‐136.

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Nei disegni per San Pietro d’inizio Cinquecento, i primi per un edificio monumentale a essersi conservati in così gran numero, i metodi di rappresentazione raggiungono un nuovo climax. Giulio II voleva una basilica a croce latina senza cappelle angolari e deambulatori, ma con un coro che sarebbe servito anche da cappella funebre. Solo quando rinforzò la struttura, poco prima che iniziasse la costruzione nell’aprile del 1506, Bramante modificò l’impianto del proprio progetto. Non a caso, sui tre disegni rimasti che non corrispondono ancora all’esecutivo, si concentrò sul coro. Né i primi due, noti solo attraverso copie e la cui prospettiva incompleta ricorda un modello, né gli schizzi imprecisi ma ricchi d’inventiva sul terzo foglio sono compatibili con il metodo di rappresentazione dell’allora ventunenne Sangallo.
Quando, nel 1513, Leone X volle ampliare e impreziosire il progetto, Bramante progettò anche l’enorme cupola e, poiché soffriva di gotta, il suo assistente Sangallo potrebbe averne disegnato pianta, alzato e sezione, la prima triade ortogonale nota, che deve essere stata usata anche in precedenza. Raffaello modificò lo schema del suo predecessore e maestro Bramante. Nel suo progetto del 1518 estese la corrispondenza con l’interno all’esterno dell’intero edificio. Isolò il corpo della navata centrale, proiettò un fronte di tempio sulla facciata e lo aprì in una loggia delle benedizioni. Abbassò il piano superiore e rese visibili le cupole laterali. Le tre navate e i due campanili formano una gerarchia di cinque corpi autonomi ma interconnessi che si innalzano dal basso portico, il cui prezioso colonnato avrebbe circondato l’esterno.
Sangallo, vice di Raffaello dall’autunno 1516, non poteva approvare l’isolamento dei singoli corpi e l’ordine ridotto. Sotto l’influenza di Bramante, di suo zio Giuliano e di Fra Giocondo, sempre nel 1518 propose un progetto megalomane e per certi versi arcaico con l’ordine gigante esterno di Bramante che nasconde le cappelle. Tale progetto segue i criteri di un memoriale indirizzato al papa in egli cui critica gli onerosi errori di Bramante e perfino di Raffaello riguardo a funzioni, proporzioni, illuminazione e a svariati dettagli. Soltanto nella seconda pianta accettò i deambulatori e il portico con basso colonnato di Raffaello. Tuttavia riuscì a sostituire l’ordine ridotto di Raffaello con un ordine di 9 palmi strutturalmente e formalmente più convincente e a incorniciare le nicchie con le edicole del Pantheon. Sulle pareti esterne queste si alternano secondo uno schema simile al contemporaneo cortile rotondo di villa Madama, il quale potrebbe essere anch’esso suo. Finché restò in vita Raffaello, Leone non approvò il drastico accorciamento della navata proposto da Sangallo nei molti strati sovrapposti delle piante successive, che mostrano l’insuperabile virtuosismo del suo bramantesco metodo di rappresentazione, né alcuno dei suoi progetti di facciata. Raffaello aveva perso un po’ della sua influenza ma deve aver provato a combinare l’ordine di 9 palmi con l’impianto del suo progetto precedente.

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