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The magazine of the Centro

Annali di Architettura 34/2022

Barry Bergdoll
Some notes on Palladio’s reputation in France, Germany, and Britain in the nineteenth century
pp. 161‐182.

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Se nel corso dell’Ottocento la fama di Palladio si manifestò attraverso presenze nell’arte scultorea pubblica e nei programmi iconografici di edifici pubblici, oltre che nel continuo riferimento a Palladio come canone persino in metafore che riguardavano la cucina e il cioccolato, come modello per la moderna progettazione architettonica la sua opera venne messa sempre più in discussione. Questa indagine preliminare offre una traccia e una panoramica delle vicissitudini della reputazione di Palladio nei principali centri di formazione architettonica dell’Europa occidentale del XIX secolo al di fuori dell’Italia: Parigi, Londra, Berlino, Monaco e Karlsruhe. All’inizio del XIX secolo, in particolare nell’influente manuale di J.N.L. Durand, ampiamente utilizzato in Francia e Germania, i progetti di Palladio furono radicalmente semplificati per fini pratici. A partire dai dibattiti sul ruolo dei modelli e degli standard negli anni trenta dell’Ottocento, quando il concetto di relatività storica fece sempre più presa sulle risposte alla domanda posta per la prima volta da Heinrich Hübsch nel 1828 – in quale stile dovremmo costruire? –, si sollevarono dubbi sull’importanza di Palladio. In particolare con l’ascesa delle teorie del revival gotico, e soprattutto l’influenza di Ruskin, Palladio fu oggetto tanto di sfide quanto di elogi. In tutti questi episodi, tuttavia, il nome e il significato di Palladio non furono mai dimenticati, anche se il suo ruolo di pietra di paragone fu spesso contestato con vigore.

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