Manuel Tolsá dalla prospettiva fotografica di Joaquín BérchezVicenza, Palladio Museum, 25 giugno - 23 ottobre 2022
La mostra
La mostra presenta alcuni episodi della produzione artistica di Manuel Tolsá (Enguera, Valencia, 1757 - Città del Messico 1816), scultore e architetto di spicco nel Messico di fine Settecento e primo Ottocento. La sua versatilità artistica, soprattutto nel campo dell’architettura, non aveva rivali nel fragile scenario della Nuova Spagna, con una Città del Messico che aspirava alla purezza del Classicismo. Tolsá è l’indiscusso protagonista di una città vicereale che si guarda allo specchio cosmopolita dell’Europa dei Lumi e che, per opera dello stesso Tolsá, riesce ad abbellirsi di viali monumentali e di edifici improntati a una raffinata classicità, geograficamente la più distante dall’area greco-latina d’origine che l’aveva vista nascere secoli prima. Non sorprende che la sua eco non si esaurisca con l’indipendenza del Messico (1813), trovando nuove strade fino all’instaurazione della Repubblica (1824).
Tolsá si formò in Spagna, prima a Valencia attorno all’Accademia Reale di San Carlos (1770) e poi a Madrid, in quella di San Fernando (1780-1789). Arrivò nella Nuova Spagna nel 1791, fresco di nomina a direttore della Scultura all’Accademia di Belle Arti di San Carlos del Messico. Lì sviluppò un’intensa attività che lo rese un riferimento fondamentale della scena scultorea e architettonica dell’ultimo periodo di vicereame.
Le fotografie di Joaquín Bérchez offrono un’esperienza visiva personale attorno a opere significative di Tolsá come la colossale statua equestre di Carlo IV – il famoso “Caballito” –, il palazzo delle Miniere o quello di Buenavista, la nuova composizione esterna della cattedrale, tutti a Città del Messico, o l’Hospicio Cabañas a Guadalajara.
Attraverso queste opere, e le loro prospettive fotografiche, davanti ai nostri occhi sfilano ambienti classici peculiari, con scintillanti frammenti di stucchi e modanature, ordini architettonici sorpresi nei densi silenzi delle murature, facciate e cupole ritratte sullo sfondo del Messico di oggi, logge e scale immerse in un’aura particolare, glaciale, quasi ipnotica… tutti aspetti che, ancora una volta, testimoniano l’eccezionale personalità artistica dello scultore e architetto valenciano che seppe infondere alle proprie creazioni una poetica originale: un “Tolsá Style” unico, al tempo, in grado di forgiare un sigillo distintivo della città, di custodire e generare memoria urbana con una vocazione al classicismo imperituro.
Osservando ora queste fotografie nella sala del Palladio Museum (o una di esse sulla copertina di un recente fascicolo della sua rivista “Annali di architettura”) notiamo il particolare dialogo che tramite la sua fotografia Bérchez instaura con l’architettura classica, ciò che Italo Zannier ha definito una capacità di “commuovere e trasmetterci non solo la sua emozione ma anche il suo giudizio critico”.